La testa appoggiata alle sbarre del box, sono così da una decina di minuti, dovrei sellare il cavallo ma sto qui a pensare che forse la cosa migliore sarebbe venderlo.
Non ce la faccio, a parte salire in sella, tutto il resto è una lotta dove al massimo finiamo alla pari pronti per un secondo round.
Sento dei passi avvicinarsi ma non ho voglia di aprire gli occhi per scoprire chi arriva.
"Vai a Minorca, Emanuele parte fra un mese per la doma dei puledri...vai con lui."
Il Boss....non ha bisogno di chiedermi che cos'ho...è una scena che ha visto spesso ultimamente.
Io odio volare...con tutto il cuore...volo se devo, se non posso farne a meno, se le alternative sono pari a zero.
Di alternative in questa situazione non ne vedo molte....vado a Minorca sperando che arrivando alla fonte possa trovare risposte ai miei problemi.
La mattina della partenza il cielo è grigio, l'aria novembrina fredda
l'aereo sulla pista mi sembra una bara, come sempre quando volo, in testa mille pensieri nessuno positivo.
Il volo procede bene, faremo tre ore di scalo a Barcellona prima di prendere la coincidenza per l'isola.
Finalmente con i piedi al suolo, il desiderio irrealizzabile di una sigaretta, e il profumo del caffè nel naso il mio umore sembra risalire a livelli accettabili...finché a meno di mezz'ora dall'imbarco Manu candidamente esclama: non trovo il biglietto....
Ai tempi aveva 15 anni...con la testa e l'ordine relativi alla sua età...
Il Boss detona come una granata....nessuno sa di preciso come risolvere il problema...corriamo al più vicino ufficio informazioni dove in uno stentato spagnolo cerchiamo di spiegare la situazione...intanto cominciano a chiamare i passeggeri del nostro volo ma noi siamo ancora senza biglietto!
E' ora di pranzo, pare che tutti siano andati in pausa il telefono continua a suonare a vuoto, anche la Hostess comincia a finire le idee...alla fine impietosita dalle nostre facce chiama il terminal e ci fa imbarcare lo stesso...per un pelo ma siamo di nuovo in volo.
Dal cielo l'isola sembra un piccolo presepe, casette sparse in un mare di verde nel centro, terreni a prato dove persino da lassù si distinguono cavalli che corrono, i paesini di un bianco abbagliante formano un serpente di luce lungo le coste.
L'albergo è accogliente, il dialetto dell'isola incomprensibile, il Boss ha solo un giorno per renderci in grado di sopravvivere prima di ripartire....non c'è tempo da perdere e le valigie aspetteranno.
Cominciamo ricercando qualcosa da mangiare...il nostro Italianissimo stomaco ha orari ben diversi da quelli locali e sta protestando a gran voce!
Un giro velocissimo sull'isola, che è grande come una moneta da due euro, per capire come orientarsi e trovare i punti di riferimento che dal giorno dopo ci guideranno in un pellegrinaggio quotidiano tra Hotel e Picadero.
Di corsa a cambiarci e si parte per la nostra vera destinazione dove ad attenderci troviamo un incomprensibile Francisco...il nostro istruttore per i prossimi 10 giorni.
Nemmeno il tempo di dire "Ola" e ci piazza le redini in mano...via in campo per la valutazione iniziale...sembra che mezza isola abbia saputo del nostro arrivo perché tantissima gente sta assiepata davanti al muretto del campo parlottando in questo dialetto strano.
Cominciano i primi problemi di comprensione, Francisco parla qualche parola di Italiano e cerca di farsi capire come può ma non è abbastanza...per ora il Boss traduce tutto ma non sarà possibile lavorare così...si opta per un mini corso di lingua...ed è così che veniamo a sapere che la loro "pierna" corrisponde alla nostra "gamba" ed alle risate generali capiamo che per loro la "gamba" è un pesce commestibile....da questo nasce una serata piacevolissima dove le parole dal doppio significato diventano protagoniste di buffissimi racconti! Il burro, che per loro è l'asino, da noi viene spalmato sul pane...la torta, che per loro è un pugno, da noi si mangia...
Comincia così, fra risate e cerveza, l'avventura Minorchina.
Il maneggio, per questa gente, è un posto di aggregazione...il cavallo un vanto per tutta la famiglia, è normale finire di lavorare, recuperare moglie e figli ed andare tutti assieme a passare la serata al picadero.
Chi non monta fa roccolo in club house mentre i bambini scorrazzano in giro giocando assieme.
Ma le nostre giornate erano ben altra cosa, sveglia alle 8, ritrovo per mega colazione (non ci siamo mai abituati agli orari di pranzo e cena!) al bar dell'albergo e via verso il maneggio...tre ore di lezione dove gli improperi erano l'unica cosa veramente comprensibili per tutti e di nuovo in hotel per il pranzo....un ora di svenimento sul letto...caffè...macchina, picadero.
Di quei giorni ricordo la stanchezza...i muscoli doloranti che rifiutavano di sciogliersi anche sotto l'acqua bollente della doccia, ricordo la lingua che piano piano diventava comprensibile mentre gli altri cavalieri cominciavano ad accettarci come membri provvisori del gruppo....ricordo l'emozione di vivere in un luogo dove i cavalli sono il centro della vita e ricordo le serate passate in un campo prova....così diverso da ciò a cui siamo abituati....ma di questo vi parlerò in un altro momento!

Entusiasmante come sempre, ma se ci sono cavalli di mezzo non c'è lingua che tenga, ci si capisce sempre e comunque. Però mi ricordo anche di un amico sordomuto che avevo, lui ci prendeva in giro e ci faceva capire che a noi servivano più lingue per farci capire da tutti, lui no, il loro linguaggio dei gesti è mondiale e ne era fiero e felice: felice come lo sono io in questo momento.
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